I rider come dipendenti. Una sentenza del Tribunale di Milano imposte a Delivery di applicare il Contratto nazionale del Commercio
Giuseppe Di Maggio, un rider di Deliveroo iscritto alla UILTuCS della Lombardia, è stato il protagonista di una azione legale con il supperto del sindacato per vedersi riconosciuto dal proprio datore di lavoro non più come semplice collaborare ma come vero e proprio dipendente del settore Commercio. La Corte d’Appello di Milano gli ha dato ragione, è la prima volta che un rider arriva a una sentenza di secondo grado di giudizio.
Un contesto di lavoro tra i più precari e sommersi con cui anche i sindacati fanno fatica ad entrare in contatto: parliamo dei lavoratori delle consegne a domicilio, i cosiddetti riders.
Sino ad oggi considerati dalle aziende del settore come collaboratori autonomi. Ma una sentenza della Corte d’Appello di Milano, per la prima volta al secondo grado di giudizio, riconosce un rapporto di subordinazione di un rider. Così il lavoratore, assistito da Uiltucs, si è visto riconoscere l’inquadramento nel sesto livello del Contratto nazionale del Commercio con una retribuzione lorda di 1400 euro per 14 mensilità.
Una sentenza che potrebbe fare da viatico per la contrattazione in corso tra sindacati, Assodelivery e Confcommercio circa l’inquadramento dei rider anche se per fare da giurisprudenza si dovrà aspettare la sentenza in cassazione, a cui probabilmente ricorrerà Deliveroo.
Una battaglia dunque che andrà ancora avanti ma la speranza dei sindacati è che si possa raggiungere l’obiettivo di migliorare le condizioni di lavoro dei riders anche con la contrattazione. Sarebbe un enorme successo in un settore dove parlare di diritti, sindacato e tutele dei lavoratori è molto difficile.