Rider: interviene la Procura di Milano

Multa da oltre 700 milioni per le società del food delivery circa la condizioni di sicurezza. Forse un passo deciso verso un rapporto di lavoro più trasparente. Oggi la prima assemblea nazionale dei lavoratori del settore da 25 città

Non è più il tempo di dire che i rider sono schiavi, è arrivato il tempo di dire che sono cittadini che hanno bisogno di una tutela giuridica”. Parole del procuratore capo di Milano, Francesco Greco, a commento della multa da oltre 700 milioni comminata alle società del food delivery per violazione delle condizioni di sicurezza sul lavoro, anche se adesso si aspetta un possibile ricorso.

E’ forse un primo passo molto deciso, la procura sottolinea che per i rider si configura un rapporto di lavoro subordinato reale sempre negato dalle società del food delivery, a parte la eccezione di Just Eat che si sta adoperando attivamente da mesi per assumere i suoi lavoratori con un rapporto tradizionale. E con buona pace del contratto nazionale siglato tra Assodelivery (che raccoglie i maggiori nomi del settore a parte, appunto, Just Eat) e UGL e che i sindacati confederali non hanno esitato a definire “contratto pirata” per le condizioni di lavoro a cottimo che stabiliva.

Una svolta quindi per i circa 30mila lavoratori del settore, di cui circa 6mila solo a Milano. Numero che è aumentato vertiginosamente in fase Covid perché il food delivery è diventato un servizio molto richiesto e, allo stesso tempo, molte persone senza più un lavoro sono entrate nel giro del settore accettando condizioni di lavoro molto difficili.

Nel servizio le interviste a Giuseppe di Maggio (rider del food delivery a Milano) e a Mario Grasso (UILTucs nazionale)

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