Urge muoversi con i vaccini anti influenzali

Cgil, Cisl e Uil: "Su sanità territoriale, vaccini e covid la confusione regna sovrana"

Lombardy region governor Attilio Fontana followed by Giulio Gallera, Welfare Counselor for the Lombardy Region, arrive for a news conference outside the Lombardy region headquarter, in Milan, Italy, Thursday, Nov. 5, 2020. (AP Photo/Luca Bruno)

Si apprende dalla stampa dell’apertura di 4 ambulatori di quartiere nelle periferie di Milano. Sicuramente una buona notizia che dà ragione a chi, come noi, ha sempre sostenuto la necessità di attivare presidi socio sanitari sparsi nel territorio e ha fatto tante battaglie per potenziare la sanità territoriale, come nel caso di via Masaniello a Baggio.

Però è una goccia nel mare e, per come è stata presentata, non basta: occorre un piano organico per Milano e non interventi spot.
I servizi territoriali di cui c’è necessità devono comprendere edifici che ospitano una gamma di servizi completa e in grado di rispondere alle necessità della popolazione: dagli studi dei medici di base, alla prevenzione, alla specialistica, ai consultori….. Questa è la nostra proposta, che è ancora più attuale vista la situazione a dir poco sconcertante che stanno vivendo i cittadini milanesi.


I vaccini antinfluenzali sono una chimera per tanti, troppi, milanesi che rientrano nelle categorie che ne avrebbero diritto e che si sentono rispondere di ripassare più avanti, perché a oggi i vaccini non ci sono per tutti, altro che “in modo rapido e fluente” come è stato scritto. I tamponi sono diventati un terreno dove è difficile orientarsi e, alla fine, diventa più semplice rivolgersi al privato, con buona pace del servizio pubblico universalistico.

 

 

Le USCA, che dovrebbero aiutare i medici di famiglia ad assistere al domicilio i pazienti e per le quali il Governo ha stanziato risorse ad hoc, non sono state attivate, o meglio, sono largamente insufficienti. In questo vuoto non a caso si fa strada l’offerta di pacchetti di presa in carico da parte delle strutture private che, legittimamente, offrono prestazioni a cifre alte, troppo alte, per un territorio dove il 60% della popolazione guadagna meno di 26.000 euro all’anno e dove il servizio sanitario pubblico dovrebbe assicurare prestazioni a tutti.

Un mese fa avremmo dovuto avere l’incontro con ATS per discutere di questi temi. L’incontro è stato rimandato. Peccato, perché ci piacerebbe avere chiarimenti e risposte a tutte queste domande e, magari, anche ad altre che nel frattempo i cittadini ci hanno posto.

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