Una svolta per i frontalieri in Svizzera

Siglata l’intesa sulla nuova imposizione fiscale per oltre 100mila Italiani che prestano la loro opera tutti i giorni Oltreconfine, i sindacati sono riusciti a ottenere un trattamento più equo. “Adesso si parli anche di diritti per queste persone”, spiega Raimondo Pancrazio, segretario generale UIL Frontalieri. Nei prossimi mesi il tavolo con il Governo per un vero e proprio statuto

CONFINE ITALIA SVIZZERA

Per oltre 75mila frontalieri si apre una nuova stagione per il loro lavoro. L’intesa sottoscritta tra le organizzazioni sindacali confederali, il Governo italiano e le associazione dei Comuni di confine, con il fondamentale sostegno delle organizzazioni sindacali svizzere UNIA e OCST, migliora ed integra il trattato internazionale tra gli Stati italiano e svizzero in merito all’imposizione fiscale dei lavoratori italiani frontalieri che prestano la propria attività quotidiana in Svizzera, superando tanto gli accordi del 3 ottobre 1974, quanto l’accordo parafato del 22 dicembre 2015.

Raimondo Pancrazio, segretario generale UIL Frontalieri, sottolinea: “E’ il momento di dare una legittimità nel diritto alla categoria dei frontalieri, dandogli uno statuto. Questa è la sfida che noi lanciamo oggi in vista di aprile quando il Governo dovrà aprire il tavolo di lavoro. L’accordo non diminuisce la competitività dei lavoratori italiani rispetto a quelli svizzeri”.

L’intervista in esclusiva di Raimondo Pancrazio, segretario generale Uil Frontalieri

Le parti sono giunte ad un punto di equilibrio che, passando anche sulla frontiera elvetica, dalla tassazione esclusiva alla tassazione concorrente (come già previsto nella maggior parte dei confini italiani) e prevenendo il rischio della doppia imposizione, ha introdotto una clausola di salvaguardia per i frontalieri a partire dal 31 dicembre 2018 e fino alla conclusione dell’iter di recepimento con l’entrata in vigore del nuovo accordo (nell’anno successivo all’approvazione dei due Parlamenti).

Tale condizione, che determina un requisito soggettivo per tutta la vita lavorativa, estende il mantenimento dei trattamenti attuali anche a coloro che stipuleranno un nuovo rapporto nei prossimi anni fino all’applicazione delle nuove condizioni, superando la previsione dell’accordo del 2015 che, al contrario, lo limitava ai lavoratori in forza al 31/12/2020.

Il negoziato ha inoltre permesso che il nuovo trattamento che andrà a regime successivamente all’entrata in vigore del trattato, possa ridurre sensibilmente le differenze tra i lavoratori e consentire una maggior difesa dei salari medio/ bassi, attraverso gli impegni assunti per: l’innalzamento della franchigia a 10.000 € (credito d’imposta incrementato per tutti i lavoratori frontalieri italiani nei Paesi confinanti o limitrofi), la non imponibilità degli assegni familiari, la deducibilità dei contributi obbligatori per i prepensionamenti.

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